Dott.ssa Maria Teresa Cascio

Psicologa Psicoterapeuta cognitivo comportamentale

Dott.ssa Maria Teresa Cascio

Psicologa Psicoterapeuta cognitivo comportamentale

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La Dott.ssa Cascio riceve in uno studio privato in centro a Milano...Ma cosa fa una Psicologa e Psicoterapeuta ad indirizzo cognitivo comportamentale?

Sarò molto diretta perchè, a dirla tutta, ne sento di tutti i colori. Intorno alla nostra professione girano tanti luoghi comuni, un po’ legati alla cattiva o mancata informazione dei media, film e compagnia bella, un po’ perchè si ha quasi paura di rivolgersi ad uno psicologo. E’ infatti una professione che risulta misteriosa ai più. Nella mia esperienza clinica mi è capitato spesso e volentieri di sentire commenti, da parte di amici, parenti e conoscenti, relativi all’idea di cosa fa uno psicologo.

Non è raro infatti sentirsi dire “Chissà quanti pazzi vedrai!”, “Eh, qui a Milano con tutti i matti che ci sono sicuramente avrai un sacco di lavoro!”, oppure “ Mi stai leggendo nel pensiero e capisci la mia personalità” o infine ” Io non ci andrei mai dallo psicologo, mica sono malato di mente!”…

Ammetto di essere stata a volte infastidita da queste affermazioni, sarà perchè reputo che andare dallo psicologo, qualora se ne senta la necessità, non sia tanto diverso dall’andare dal medico se si ha mal di stomaco. E lo stesso discorso vale per noi psicologi, perchè non siamo esenti dai problemi di vita e un confronto con un collega è utile, così come un medico non è esente dalla gastrite e può rivolgersi ad un collega per valutare il problema.

Quindi vediamo di sfatare un po’ di miti

Rivolgersi ad uno psicologo non è sinonimo di pazzia. L’unica patologia che può essere considerata “pazzia”, se proprio vogliamo utilizzare un termine così antipatico, è la schizofrenia, e questa viene trattata in contesti sanitari pubblici (Ospedali, Cps). Oltretutto sono patologie non necessariamente irreversibili: la psicosi, se si interviene all’esordio, è curabile, e studi scientifici hanno dimostrato come un intervento precoce sia utile a tal scopo.

Ma torniamo a noi

Chi ha l’ansia non è pazzo. Alzi la mano chi non ha mai provato ansia in vita sua.  E soprattutto, spesso può essere utile: per esempio quando dobbiamo affrontare un compito impegnativo una buona dose sana di ansia ci permette di ottenere buoni risultati (vi rimando alla lettura del paragrafo sull’ansia). Quando l’ansia ci condiziona può sicuramente essere controproducente, ma questo non indica che siamo da “ricovero”.

E che dire dei disturbi di personalità? No, non significa che avete mille personalità che lottano tra di loro e che si impossessano della vostra mente. Rappresentano dei tratti di personalità che sono disfunzionali e disadattivi in modo pervasivo oltre che creare un disagio soggettivo. Probabilmente sono stati utili quando eravate bambini, vi hanno salvaguardato dallo stare male ma si ripropongono in età adulta spesso in situazioni che ripropongono gli stessi schemi.

Tutti abbiamo dei tratti di personalità che possono diventare patologici dal momento in cui condizionano la nostra vita. Questo significa che una persona che ama l’ordine non soffre necessariamente di un disturbo ossessivo compulsivo, così come chi ha paura di parlare in pubblico non è detto che abbia una fobia sociale. Personalmente la  prima volta che ho parlato di fronte a tante persone durante un convegno non ho chiuso occhio la notte! Tutto dipende  da quanto questi tratti incidono negativamente nella nostra qualità della vita e nelle relazioni che abbiamo con gli altri.

Ricordiamoci sempre che non sono le situazioni che ci fanno stare male ma il modo in cui le viviamo. Provate a pensare a quante cose a voi infastidiscono e alla vostra amica no, o viceversa! Spesso siamo infatti condizionati da ” distorsioni cognitive”, ovvero errori di ragionamento che fanno parte del nostro bagaglio di vita e che condizionano le nostre emozioni. Riguardano tutti noi, sì, anche noi psicologi andiamo incontro a distorsioni quotidiane! La differenza fa il riconoscerle e imparare a vederle con altre lenti. Siamo esseri umani e  impariamo dall’ambiente: le cose sono andate in quel modo ieri, domani si ripeteranno. Spesso sono condizionate da una serie di esperienze ripetute, che giorno per giorno si sedimentano e diventano per noi delle regole. Si formano schemi, regole che forse hanno avuto un’utilità e sono state funzionali quando eravamo bambini ma che continuano a guidarci da adulti.

Questa premessa la ritengo fondamentale per far comprendere che chi ha coscienza della realtà, chi si rende conto di avere delle difficoltà nella gestione delle cose quotidiane (dal lavoro alla vita relazionale), chi ha una percezione nitida di ciò che gli accade, non è un “pazzo” (che invece non ha consapevolezza di ciò che gli accade e considera reali le proprie dispercezioni), e soprattutto non è un debole o inadeguato. E’ una persona che ha una capacità di analisi della propria situazione, più consapevole di chi ritiene di non averne bisogno, pur attraversando una crisi. E’ una persona che riconosce un problema e prova a risolverlo, che ha il coraggio di guardarsi allo specchio e ammettere che non c’è niente di male nel migliorarsi.

Coraggio sì. Perché ci vuole coraggio per rivolgersi ad un perfetto sconosciuto e raccontare i fatti propri, quelli che tenete nascosti persino al vostro migliore amico. Perché non è facile affidarsi a un professionista se non lo si conosce, se non ve lo consiglia qualcuno di cui vi fidate. Se non vi trovate a vostro agio cambiate (sì anche se venite da me, sia chiaro) o fatelo presente al vostro terapeuta, perchè la relazione di fiducia che si crea è fondamentale affinché il percorso abbia dei risultati, risultati che dipendono anche da voi e che deciderete insieme allo psicologo.

Altro preconcetto molto comune: non esiste la bacchetta magica! E’ importante una motivazione da parte vostra e il sentirsi attivamente coinvolti. Con il problem solving, per esempio, si impara a decidere da soli quello che è più funzionale per le nostre scelte. Nessun psicologo o psicoterapeuta, a mio parere, può dirvi cosa dovete fare o consigliarvi il meglio per voi.

Vi aiuterà sicuramente a comprendere quali sono i meccanismi, i vostri schemi comportamentali e cognitivi acquisiti nel corso della vostra vita. Per questo la fase iniziale, detta “assessment” prevede una serie di colloqui in cui si parlerà di voi, del problema che principalmente non riuscite ad affrontare o delle situazioni che vi disturbano, dei vostri trascorsi e come  reagite alle situazioni di vita quotidiana.

Ora vi starete domandando...e una Psicoterapeuta cosa fa?

Lo psicoterapeuta può essere sia uno Psicologo che uno Psichiatra. Nel primo caso lo Psicologo deve aver conseguito la Specializzazione in Psicoterapia riconosciuta dallo Stato della durata di almeno 4 anni ed essere iscritto all’Albo professionale.  La psicoterapia è un intervento che utilizza una serie di strumenti specifici in base alla formazione del terapeuta.

In particolar modo la Psicoterapia Cognitivo-Comportamentale (Cognitive-Behaviour Therapy, CBT) è attualmente considerata a livello internazionale uno dei più affidabili ed efficaci modelli per la comprensione ed il trattamento dei disturbi psicopatologici e rappresenta una disciplina scientificamente fondata, la cui validità è confermata da centinaia di studi per la diagnosi e la cura in tempi brevi di:

  • Depressione e disturbo bipolare
  • Psicosi
  • Ansia, fobie, attacchi di panico e ipocondria
  • Ossessioni e compulsioni
  • Ansia o preoccupazione generalizzate
  • Disturbi del comportamento alimentare (anoressia, bulimia, etc.)
  • Stress, disturbi psicosomatici e cefalee
  • Disfunzioni sessuali (eiaculazione precoce, anorgasmia, etc.)
  • Abuso e dipendenza da sostanze (alcool, droghe, etc.)
  • Disturbi della personalità
  • Insonnia e altri disturbi del sonno
  • Difficoltà a stabilire e mantenere relazioni sociali e comportamento impulsivo
  • Problemi di coppia
  • Difficoltà nella scuola o nel lavoro
  • Bassa autostima

 

La psicoterapia cognitivo-comportamentale, come suggerisce il termine, combina due forme di terapia estremamente efficaci:

  • La terapia comportamentale: aiuta a modificare la relazione fra le situazioni che creano difficoltà e le abituali reazioni emotive e comportamentali che la persona ha in tali circostanze, mediante l’apprendimento di nuove modalità di reazione.
  • La terapia cognitiva: l’approccio cognitivo ritiene che credenze erronee influenzino l’elaborazione delle informazioni, dando origine a pensieri disfunzionali. Alla base delle nostre reazioni (comportamentali ed emotive) vi sono dunque le idee rispetto a noi stessi, a noi in relazione ai nostri obiettivi e agli altri, nonché circa il mondo esterno. Pertanto l’intervento indaga  il sistema di pensieri disfunzionali (e credenze) dell’individuo, determinati schemi fissi di ragionamento e di interpretazione della realtà, che influenzano le sue reazioni (comportamenti ed emozioni  negative)  che vengono percepite come sintomi, aiutando a correggerli, ad arricchirli, ad integrarli con altri pensieri più oggettivi, o comunque più funzionali al benessere della persona.

 

La terapia cognitivo comportamentale ha inoltre come vantaggio quello di essere:

  • Pratica e concreta
  • Centrata sul “qui ed ora”
  • A breve termine
  • Orientata allo scopo
  • Attiva
  • Collaborativa
  • Scientificamente fondata

Durata della terapia

Il numero delle sedute necessarie varia a seconda della natura e della gravità del problema. Tipicamente, le sessioni sono settimanali ma il percorso va valutato periodicamente.Concludendo, lo psicologo-psicoterapeuta non vi leggerà nella mente, non capirà cosa siete solo guardandovi e soprattutto non vi darà soluzioni o consigli ma offrirà un sostegno psicologico, condividendo con il paziente gli strumenti che ha acquisito, in anni di studio, affinchè questi possa essere indipendente nella gestione dei propri problemi.
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